ALL YOU CAN BE(T)
Non si muore di fame ma di cattive abitudini 

drammaturgia e regia Elvira Scorza

con Chiara Bosco, Luana Doni, Federico PalumeriAlessandro Pizzuto / Alessio Zirulia, Cristina Renda, Flavio Vigna

voce fuori campo Maria Grazia Solano
assistente alla regia Federico Palumeri
progetto sonoro Filippo Conti
progetto luci Umberto Camponeschi e Nicolò Mazzon
consulenza scenografica Rosita Vallefuoco
foto di scena Fabio Dipinto

per il materiale di scena si ringrazia
Risto-Self La Cadrega (Pianezza, TO)

una produzione Doppeltraum Teatro in collaborazione con Play with Food Festival, Il Gusto del MondoTerrazza Mascagni e Progetto U.R.T.

spettacolo realizzato grazie al sostegno di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT e al contributo di 90 sostenitori sulla piattaforma Eppela

In un ristorante a gestione familiare della provincia italiana, la figlia degli storici gestori – ora capo dello staff – propone di modificare radicalmente l’offerta del locale, definendo un menu all you can eat a km zero dal vago sapore esistenzialista, capace di mettere d’accordo tutte le intolleranze e le preferenze alimentari con una cucina sostenibile vegana e solidale. La discussione che segue porta però tutto lo staff a fare i conti con la rottura del precario equilibrio su cui da anni si regge la baracca: emergono lutti e dolori rimossi o taciuti a dimostrare quanto oramai il ristorante sia inevitabilmente destinato a chiudere i battenti, e a dichiarare fallimentare ogni tentativo di cambiamento, di integrazione e di evoluzione. E le colpe, oramai, ricadono sui padri tanto quanto sui figli.

All you can be(t) è il ritratto di una generazione che si trova a fare i conti con la sensazione di essere pieni (di cibo, stimoli, beni, desideri, aspettative…) ma mai sazi. Per questo, il titolo riprende la nota formula dell’all you can eat, che funge da metafora del nostro tempo: “sii tutto quello che vuoi, quando vuoi, quanto vuoi”. Pensiamo di avere tutto quello che ci serve ma cosa siamo chiamati a essere veramente (to be)? A cosa puntiamo veramente (to bet)? Quali sono i nostri desideri? Nasce così una riflessione sul benessere materiale contemporaneo e sull’illusione di poter consumare tutto ciò che si vuole, illimitatamente. Un’abbondanza in apparenza gratuita che troviamo anche nelle informazioni online, nelle relazioni umane e nelle aspirazioni future. Tutte idee che contrastano con una realtà fatta di ristrettezze, di conflitti globali, di divisioni ideologiche e di precarietà.

NOTE DI REGIA

Ci sono un paio di cose che volevamo dire a chi esiste su questo pianeta da prima di noi. Intanto, saranno pure estinte le mezze stagioni ma le generazioni di passaggio sono state spazzate via dalla corsa all’esistenza, non sappiamo più cosa vogliamo quando come perché e con chi. Non sappiamo chiedercelo: o capitiamo seduti nel buffet giusto o siamo inappetenti verso la vita. E la proposta del “tutto allo stesso prezzo” alletta le nostre aspirazioni lobotomizzate. Avete idea di cosa voglia dire innamorarsi, trovarsi un lavoro, una casa, beccare la misura giusta per i jeans da comprare on line? Noi no. Vaghiamo tra ideali smangiucchiati tra un corso di studi e un master di specializzazione e la ricerca di parametri che ci definiscano. Siamo disillusi, spacciati, disordinati. Bulimici. Siamo la generazione che ha finito le lettere dell’alfabeto italiano per definirsi. E ne sappiamo ridere, a modo nostro. O almeno, è quello che questo spettacolo ci ha restituito dopo un anno di lavoro e di domande rigorosamente senza risposta. E adesso, ne condividiamo le briciole di questa consapevolezza. –  Elvira Scorza